Descrizione della casa editrice
Quando Odisseo, nell'isola Eea, va per liberare i compagni "mutati in porci" rimane stupito. Essi sono tutti vivi, bene accolti e nutriti da Circe che, al contrario di quanto narrano le leggende, non è la perversa maga dei "pharmaka tristi", ma una splendida dea ospitale e benigna. Odisseo vivrà un'intensa storia d'amore con la dea che, innamoratissima, vorrebbe trattenerlo nell'isola, ma l'eroe, inquieto a causa della personalità singolare di lei e attaccato al proprio mondo, ripartirà per Itaca. Una storia parallela fra Ulisse e Debora (una Circe dei nostri giorni) completerà la trattazione del rapporto con la singolarità del carattere del femminile in chiave moderna. Il libro vuole interpretare la figura di Circe nell'ottica dell'archetipo della "grande madre", immagine presente nell'inconscio collettivo coi caratteri di donna generatrice di vita e distruttiva, benigna e malevola, avvertita dagli uomini come minaccia e, nel contempo, come affascinante richiamo erotico
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dea dalla parola umana
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