Descrizione della casa editrice
"Noi musulmani siamo in crisi, e in questa crisi ci trasciniamo dietro il resto del mondo. Se mai si è presentato, il momento giusto per riformare l'Islam è questo. Per amor di Dio, vogliamo approfittarne?" A lanciare questo appello accorato è Irshad Manji, una musulmana dell'Occidente, giornalista e scrittrice nata in Uganda e cresciuta in Canada. Manji è 'ai ferri corti' con l'Islam: i suoi fratelli di fede hanno scelto la via dell'intolleranza e del vittimismo, mortificano le donne, si sono arroccati su posizioni rigidamente conservatrici. È ora di finirla con 'l'Islam del deserto', con la sua 'arroganza tribale', e questo libro fa piazza pulita di molte certezze consolidate. Per farlo attinge al Corano, perché non è vero, sostiene l'autrice, che dottrina e democrazia, religiosità e libertà di pensiero sono concetti incompatibili. Come l'ebraismo e il cristianesimo, l'Islam deve imparare ad accettare l'individualità dei suoi fedeli, la pluralità delle loro idee. I musulmani devono smetterla di recitare i sacri testi a pappagallo e rimettersi a pensare. Il tono è tutt'altro che accademico. Irshad Manji è una femminista, è dichiaratamente omosessuale e non ha peli sulla lingua. Eppure il suo attacco all'Islam non è mai fine a se stesso: contiene idee e proposte che lasciano sperare in una 'riforma' dell'Islam. Un'esigenza, dice Manji, che non può più essere ignorata né dai musulmani né dagli 'altri'.
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