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Vittima del maccartismo, nel 1952 James fu rinchiuso a Ellis Island in quanto “straniero indesiderato”. In quei mesi scrisse Marinai, rinnegati e reietti, senza dubbio la più sorprendente e originale interpretazione dell’opera di Melville mai pubblicata. Per James, la genialità e la grandezza dello scrittore americano stanno nell’aver saputo cogliere nel suo tempo i primi segni di quella degenerazione della democrazia che è il totalitarismo, nell’averci offerto con Achab un’attenta descrizione “del tipo sociale più pericoloso e distruttivo mai apparso nella civiltà occidentale” e nell’aver prefigurato, attraverso la letteratura, i conflitti sociali generati dalla rivoluzione industriale. Il Pequod, la nave di Moby-Dick, gli appare come un’allegoria della società capitalistica moderna, in cui i marinai sono simbolo del proletariato industriale e il capitano Achab della borghesia, decisa a dominare e controllare la sua creazione demoniaca – la civiltà capitalistica – o a soccombere insieme a essa in una catastrofe generale. Nella lotta contro la balena, Achab era disposto a sacrificare la sua nave e il suo equipaggio, così come la borghesia aveva dimostrato, con Auschwitz e Hiroshima, di essere disposta a distruggere l’umanità intera pur di preservare il proprio sistema di dominio. Postfazioni di Bruno Cartosio e Giorgio Mariani. Nota biografica di Enzo Traverso
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Marinai, rinnegati e reietti. La storia di Herman Melville e il mondo in cui viviamo
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